Perché gli Usa sanzionano la Cina sull'Ucraina
Le misure contro le aziende di Pechino lanciano un messaggio all'Ue e proteggono i nuovi aiuti militari a Kiev
Buongiorno da Shanghai.
La seconda missione in Cina di Antony Blinken (24-26 aprile) in meno di un anno si inquadra nel tentativo di distensione tra Stati Uniti e Repubblica popolare cinese avviato dall’incontro tra Joe Biden e Xi Jinping a San Francisco del 15 novembre scorso: dialogo costante ai massimi livelli, per evitare pericolose “incomprensioni” come il viaggio a Taiwan della speaker della Camera, Nancy Pelosi, dell’agosto 2022, e l’abbattimento di un “pallone spia” cinese nei cieli degli Usa, nel febbraio 2023.
Il segretario di stato ha incontrato il presidente Xi Jinping, il ministro degli esteri e direttore della commissione centrale affari esteri del partito comunista, Wang Yi, il ministro della pubblica sicurezza, Wang Xiaohong, e il segretario del partito comunista di Shanghai, Chen Jining.
Il viaggio di Blinken ha avuto un significato soprattutto geopolitico. All’indomani dell’ok da parte del Congresso, il 20 aprile scorso, a un pacchetto di aiuti militari all’Ucraina da 61 miliardi di dollari, Washington mira a due obiettivi: assicurarsi che Pechino continui a non fornire sostegno diretto all’industria bellica russa; provare a scavare un solco tra la Cina e l’Unione Europea, dove Xi sarà in viaggio dal 5 al 10 maggio prossimo.
Nella conferenza stampa con la quale ha chiuso la sua visita a Pechino l’inviato di Biden ha dichiarato: «Abbiamo ribadito la nostra seria preoccupazione per il fatto che la Rpc fornisce componenti che stanno alimentando la brutale guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina». E il 1° maggio il dipartimento del tesoro ha sanzionato una serie di compagnie cinesi accusate di sostenere indirettamente (attraverso l’esportazione di tecnologia a doppio uso, civile-militare) la macchina bellica russa.
Messaggio subito recepito dal presidente francese, Emmanuel Macron che, in attesa di ricevere Xi a Parigi, ha annunciato che al suo omologo cinese esprimerà «inquietudine per l’attività di certe imprese cinesi che potrebbero favorire direttamente in maniera significativa lo sforzo di guerra della Russia».
Al rientro dal suo tour in Europa (Francia 5-7 maggio; Serbia 7 maggio; Ungheria 8-10 maggio), Xi riceverà a Pechino Vladimir Putin. Nonostante la guerra in Ucraina rimanga uno dei principali motivi d’attrito tra Pechino da un lato e, dall’altro, Washington e Bruxelles, la Cina, che - nel quadro di un riorientamento complessivo delle sue relazioni economiche e commerciali - nel 2023 ha registrato un interscambio record con la Russia (240 miliardi di USD, +26,3 per cento), continua a proclamarsi neutrale.
Pechino è convinta che il tempo (dopo le elezioni del 5 novembre negli Stati Uniti potrebbe tornare una amministrazione isolazionista) e la sua influenza economica e commerciale alla fine le daranno ragione.
In questo senso va letto il discorso che Xi ha fatto a Blinken:
«Quest’anno ricorre il 45° anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Stati Uniti… i due paesi dovrebbero essere partner, non rivali; dovrebbero puntare al successo reciproco e non danneggiarsi a vicenda; dovrebbero cercare un terreno comune preservando le differenze invece di una concorrenza feroce; dovrebbero essere fedeli alle loro parole ed essere risoluti nei fatti, piuttosto che dire una cosa e farne un’altra».
«Ho detto molte volte che la terra è abbastanza grande perché la Cina e gli Stati Uniti possano svilupparsi insieme e prosperare in modo indipendente. La Cina vuole vedere gli Stati Uniti fiduciosi, aperti, prosperi e in pieno sviluppo. Ci auguriamo che anche gli Stati Uniti possano avere una visione positiva dello sviluppo della Cina».
«La Cina è disposta a cooperare, ma la cooperazione dovrebbe essere bidirezionale… La Cina insiste sul non allineamento e gli Stati Uniti non dovrebbero cimentarsi nella costruzione di “piccoli blocchi”. Entrambe le parti possono avere i propri amici e partner e non dovrebbero prendersi di mira, opporsi o danneggiarsi a vicenda».
Il terzo plenum sotto l’ombrellone
Il 30 aprile l’ufficio politico del Partito comunista cinese ha annunciato che il III plenum del XX comitato centrale si terrà nel prossimo mese di luglio. La terza delle sette sessioni plenarie, che si svolgono tra un congresso quinquennale e quello successivo, di quella che rappresenta ufficialmente la massima autorità del Pcc, è dedicata a stabilire la linea economica per i prossimi anni.
Tradizionalmente l’appuntamento viene fissato nell’autunno dell’anno seguente il congresso (il XX si è svolto nel 2022). Il notevole ritardo con cui si arriva al prossimo si spiega con la necessità di avere più tempo per costruire il consenso tra i 376 membri permanenti e supplenti del comitato centrale sulle decisioni da adottare .
Deng Yuwen, ex vicedirettore dello Study Times, il giornale ufficiale della scuola centrale di partito, ha rilevato che Xi Jinping non avrebbe convocato il III plenum lo scorso anno, perché il quarto trimestre è stato “riempito” dal forum internazionale di Pechino sulla Belt and Road e dall’incontro del 15 novembre a San Francisco tra il presidente cinese e il suo omologo Usa, Joe Biden.
Nel comunicato dell’ufficio politico che ha annunciato la prossima riunione del plenum si legge che «siamo entrati in una fase critica per costruire un paese forte e realizzare il rinnovamento nazionale su tutti i fronti attraverso un percorso cinese di modernizzazione. Le riforme della Cina devono continuare nel contesto di una complessa situazione internazionale e nazionale, di un nuovo ciclo di rivoluzioni scientifiche e tecnologiche, di cambiamenti industriali e nuove aspettative da parte della popolazione».
Durante il plenum vengono anche forniti aggiornamenti sulle indagini disciplinari sui funzionari di partito. Dunque il III plenum rappresenterà anche l’opportunità per conoscere le motivazioni ufficiali che hanno portato alla rimozione, lo scorso anno, dell’ex ministro degli esteri Qin Gang e di quello della difesa Li Shangfu, entrambi membri del comitato centrale.
Qin, il ministro degli Esteri cinese con il mandato più breve, è scomparso dalla scena pubblica lo scorso giugno prima di essere privato dei suoi rimanenti titoli nel governo. Li, il ministro della Difesa cinese con il mandato più breve, non si vede da agosto e anch’egli ha perso tutti i suoi titoli. L’espulsione formale dei due dal comitato centrale richiede una decisione formale durante il plenum.
Socialismo con caratteristiche cinesi: quattro mosse per convincere famiglie e imprese a consumare sempre di più
Secondo Luo Zhiheng, capo economista di Yuekai Securities, la riunione dell’ufficio politico del partito comunista dello scorso 30 aprile non ha proposto alcun cambiamento nelle politiche economiche, dando indicazione di mantenere invariate la politica monetaria e fiscale proattive.
Sebbene i 24 leader del partito abbiano rilevato un miglioramento dell’economia, hanno altresì riconosciuto che ci sono ancora molte sfide, tra cui una domanda interna insufficiente. Vediamo su questo punto le considerazioni di Luo sulle proposte dell’ufficio politico, pubblicata sul giornale economico Caixin.
«Una domanda insufficiente spinge i prezzi verso il basso, il che si traduce in una crescita del PIL nominale inferiore a quella reale. Ciò frena la crescita delle entrate aziendali, del reddito personale e delle entrate fiscali. Per la Cina, l’espansione della domanda interna è fondamentale per superare le attuali sfide economiche. In quest’ottica, l’incontro ha proposto quattro misure».
«La prima è quello di attuare un’ampia campagna affinché le aziende rinnovino e migliorino macchinari e attrezzature e affinché le famiglie rinnovino i beni di consumo. A mio avviso, ciò contribuirebbe a coordinare l’espansione della domanda con le riforme strutturali dal lato dell’offerta. Accelererebbe anche la transizione verde dell’economia. Il processo richiede un’efficace implementazione e coordinamento delle politiche fiscali, tributarie e finanziarie al fine di incentivare imprese e famiglie».
«La seconda è creare più scenari di consumo per soddisfare meglio le esigenze di consumo diversificate e di alta qualità degli individui. Penso che sia fondamentale potenziare l’offerta di prodotti e servizi di alta qualità per facilitare un aggiornamento nel circolo virtuoso della domanda e dell’offerta. Oltre ad arricchire gli scenari di consumo, è anche importante creare un contesto di mercato dei consumatori equo e trasparente e proteggere i diritti dei consumatori».
«La terza è approfondire la nuova urbanizzazione “centrata sulle persone” per liberare continuamente il potenziale del consumo e degli investimenti. Penso che ciò significherebbe spingere per riforme nel sistema fiscale, nella distribuzione del reddito e nel sistema di registrazione delle famiglie al fine di risolvere il problema a lungo termine dei bassi livelli di spesa dei consumatori. Allo stesso tempo, allevierebbe le disparità di ricchezza e creerebbe una società che incoraggia la maternità, affrontando in definitiva i problemi dell’invecchiamento della popolazione e del calo dei tassi di natalità».
«La quarta misura prevede l’attuazione effettiva di nuovi meccanismi di cooperazione tra governo e capitale privato nel tentativo di stimolare gli investimenti privati. Penso che ciò sia utile per facilitare la partecipazione del capitale privato agli investimenti infrastrutturali e migliorare il livello di costruzione e gestione delle infrastrutture e dei progetti di pubblica utilità».
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