BYD doppia Tesla e vola in borsa
Ricarica due volte più veloce della rivale Usa, che resta indietro anche nella guida autonoma
Benvenut* in Rassegna Cina.
Passati gli annunci delle “due sessioni” dell’Assemblea nazionale del popolo e della Conferenza politica consultiva del popolo cinese che si sono chiuse la settimana scorsa, è arrivato il momento di capire come verrano messe in atto le politiche discusse nella Grande sala del popolo di Pechino. Per questo nella capitale cinese è attesa una delegazione di 80 top manager dei maggiori colossi globali.
Tim Cook, Stephen Schwarzman e i loro colleghi a capo di Saudi Aramco, BMW e altre corporation saranno ricevuti tra il 22 e il 24 marzo da Xi Jinping, che illustrerà loro le magnifiche sorti e progressive dei mercati cinesi, che però sono diventati sempre più competitivi, per l’ascesa delle compagnie cinesi e il rallentamento dei consumi.
Ma è proprio questo il tentativo delle nuove politiche di Pechino: aprire ulteriormente il paese al capitale straniero - seppur limitatamente a zone pilota - e, nello stesso tempo, far ripartire la domanda interna a un ritmo che possa almeno in parte compensare la diminuzione dell’export del made in China che tutti danno per scontata nell’era Trump.
Buongiorno da Shanghai da Michelangelo Cocco
Lunedì 17 marzo BYD ha presentato la sua Super e-Platform: batterie e stazioni che permetteranno di ricaricare le auto elettriche della compagnia di Shenzhen (quasi) alla velocità di un pieno di benzina. Super e-Platform ha infatti un picco di 1MW (il più potente del settore), e permette di ricaricare un pacco batteria con autonomia di 400 chilometri in 5 minuti, secondo quanto illustrato dal fondatore di BYD, Wang Chuanfu.
Si tratta di una potenza doppia rispetto a quella messa in campo dalla statunitense Tesla con i suoi supercharger (500kW). In seguito all’annuncio della nuova tecnologia le azioni BYD a Hong Kong sono balzate di oltre il 6 per cento a HK$408 poco dopo l’apertura del mercato martedì e hanno concluso la sessione mattutina in rialzo del 3,6 per cento a HK$399,60. Il titolo ha guadagnato il 55 per cento dall’inizio dell’anno.
La Super e-Platform di BYD può produrre effetti a catena nel mercato automotive:
consolidando la posizione di BYD quale primo produttore di auto in Cina (nel 2024 la compagnia di Shenzhen - che fabbrica solo elettriche pure e ibride - è risultata prima sia per unità vendute che per quota di mercato, rispettivamente 3.524.482 e 15,34 per cento);
favorendo l’acquisto di elettriche pure (e la transizione energetica): dopo che negli ultimi mesi in Cina l’aumento delle vendite di ibride era stato più veloce delle elettriche, il trend è destinato a invertirsi a favore dei veicoli a batteria;
rafforzando BYD come player globale.
La nuova tecnologia sarà inizialmente disponibile in due modelli BYD EV: la berlina Han L e il SUV Tang L, con prezzi a partire da 270.000 yuan (37.324 dollari). Per implementarla, BYD ha annunciato che costruirà 4.000 stazioni di ricarica ultra-veloci in tutta la Cina.
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Un viaggio straordinario alla scoperta dell'ascesa tecnologica della Cina
Secondo i dati della China Passenger Car Association, le vendite di veicoli BYD (ibridi plug-in ed EV alimentati a batteria o "puri") a febbraio 2025 sono aumentate del 7,4 per cento rispetto al mese precedente e del 164 per cento rispetto all’anno precedente, arrivando a 322.846. Nel frattempo, nello stesso mese le vendite globali di veicoli elettrici hanno raggiunto 1,2 milioni di unità, con un aumento del 50 percento rispetto all’anno scorso, secondo i dati compilati da Rho Motion. Circa tre quarti di queste vendite sono avvenute in Cina.
La novità introdotta da BYD è una pessima notizia per Tesla, la cui valutazione di mercato da dicembre 2024 - quando aveva raggiunto il picco di 1.500 miliardi di dollari - si è pressoché dimezzata, un crollo che JP Morgan ha definito «senza precedenti nel settore automotive». Le azioni Tesla hanno perso valore anche perché la compagnia di Elon Musk non ha centrato gli obiettivi di vendita né raggiunto i traguardi auspicati dagli investitori per quanto riguarda la guida autonoma.
E proprio per quanto riguarda la guida autonoma il mese scorso BYD ha fatto sapere che aggiungerà gratuitamente il suo sistema "God’s Eye" a tutti i suoi modelli. A seconda del prezzo dell’auto, saranno installati il “God’s Eye C”, che comprende 12 telecamere, radar a onde da 5 mm e 12 radar a ultrasuoni; il “God’s Eye B”, che fornisce un sensore LiDAR per migliorare la percezione del sistema di assistenza alla guida; e il più sofisticato “God’s Eye A”, che dotta tre LiDAR alimentati dal sistema DiPilot 600 con una potenza di calcolo di 600 TOPS.
Inoltre BYD punta a raccogliere presto 5,6 miliardi di dollari tramite un collocamento primario di azioni per sostenere i suoi sforzi di ricerca e sviluppo e l’espansione all'estero.
In definitiva, il sogno di Elon Musk di una “elettrica per le masse” lo sta realizzando la sua rivale cinese.
Si fa presto a dire BRICS: sanzioni e guerre rendono
meno unito un forum «né anti-occidentale, né politico»
Il gruppo dei paesi Brics deve elevare la sua postura strategica globale per contrastare “shock esterni” contro gli stati membri, come, ad esempio, le sanzioni del G7 contro la Russia. A sostenerlo è un report appena pubblicato dal governativo Shanghai Institutes for International Studies (Siis), scaricabile a questo link.
Secondo il documento dello Siis, i Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica + Egitto, Etiopia, Iran, Emirati Arabi Uniti e Indonesia) non sono “anti-occidentali”, ma costituiscono piuttosto un piattaforma non occidentale che cerca un “ordine post-occidentale giusto e ragionevole” promuovendo gli interessi del mondo in via di sviluppo.
La recente espansione a dieci membri viene invece vista a Washington come un attacco al dominio dell’occidente negli affari internazionali.
Il presidente Usa, Donald Trump, ha più volte minacciato sanzioni contro i Brics se si muovessero per creare una valuta alternativa al dollaro nel commercio globale. Secondo il paper dello Siis, l’appeal e l’influenza dei Brics sono cresciuti (con i cinque nuovi stati che si sono aggregati nel 2024-2025), perché ormai sono diventati un importante forum di cooperazione internazionale e per la riforma della governance globale.
I Brics rappresentano complessivamente il 35 per cento del Pil globale (contro il 29 per cento del G7, calcolati a parità di potere d’acquisto) e nel 2024 hanno registrato tassi di crescita media del Pil del 4-5 per cento (contro l’1,5-2 per cento del G7).
Intitolaro “Decoding Greater BRICS Cooperation: A Non-Western Path to a Shared Development Community”, il report dello Shanghai Institutes for International Studies sostiene che la cooperazione tra i Brics è stata “interpretata troppo politicamente”, per etichettarli come “anti-occidentali” e promuovere la narrazione “democrazia contro autoritarismo”.

La guerra in Ucraina e i conflitti in Medio Oriente dimostrano - continua lo studio dello Siis - che la «domanda di una governance e concetti e meccanismi di cooperazione non occidentali sono più urgenti». Secondo il report, «l’espansione dei Brics è considerata uno dei segnali importanti dell'ascesa del Sud del mondo. Dal punto di vista dello sviluppo, la cooperazione dei Brics si è sempre posizionata come rappresentativa degli interessi dei mercati emergenti e dei paesi in via di sviluppo».
Per la Cina primo esportatore globale (992 miliardi di dollari di surplus commerciale nel 2024) è importante proporre se stessa e gli organismi multilaterali nei quali è protagonista non come “anti-occidentali”, bensì come comunità incentrate sullo sviluppo socioeconomico, una visione, in linea con i suoi tradizionali obiettivi interni, che ne può favorire anche l’ascesa globale, facendo da contraltare a politiche che fanno ricorso all’uso della forza e alla coercizione.
Il report dello Siis è ricco di spunti interessanti per quanto riguarda le difficoltà nel tenere assieme i Brics. Ad esempio, si riflette sul fatto che le sanzioni internazionali - come quelle contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina - costituiscono un ostacolo allo sviluppo delle stesse istituzioni finanziarie internazionali alternative, come la New Development Bank, la banca dei Brics.
Sul dollaro statunitense, il rapporto afferma che il sistema economico internazionale dominato dalla valuta americana è "difficile da cambiare", e che il dollaro, e il sistema Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (Swift), mantengono una posizione dominante nel commercio internazionale (decine di importanti banche russe sono state escluse dalla rete di pagamento globale Swift a causa della guerra in Ucraina).
Inoltre - conclude il report - la relazione tra alcuni membri è, di fatto, complicata, a causa dei diversi sistemi politici e livelli di sviluppo economico, comprese «differenze storiche e politiche profondamente radicate». E l’ingresso di nuovi membri (in lista d’attesa ci sono una dozzina di paesi) potrebbe anche intensificare la competizione tra vecchi e nuovi.
Trenta punti per stimolare i consumi
Il Consiglio di stato (il governo della Cina) e il comitato centrale del Partito comunista cinese hanno pubblicato un documento congiunto che elenca 30 politiche (raggruppate in otto sezioni) per stimolare i consumi interni. Questi ultimi sono chiamati a sostenere maggiormente la crescita del Pil (stimata per il 2025 “intorno al 5 per cento”) in una fase in cui l’export della Cina subirà i contraccolpi dei nuovi dazi sulle importazione negli Usa.
Nei primi due mesi del 2025, prima che entrassero in vigore gli aumenti dei dazi sulle importazioni dalla Cina voluti da Trump, la crescita delle esportazioni dalla Cina era già diminuita in modo significativo, scendendo al 2,3 per cento dal 10,7 per cento di dicembre, quando a far schizzare in alto l’export era stato un anticipo degli ordini in vista di un possibile secondo mandato di Trump.
Finora, durante la debole ripresa post-pandemica, i consumi dei cinesi sono stati frenati da una generale mancanza di fiducia (da parte delle famiglie e delle imprese) nelle prospettive dell’economia nazionale.
Il piano d’azione in 30 punti per stimolare i consumi s’inquadra in una serie d’iniziative del governo centrale per ridare fiducia ai consumatori e alle aziende private. Secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica (Nbs), le vendite al dettaglio sono aumentate solo del 3,5 per cento nel 2024, dopo che erano cresciute del 7,2 per cento nel 2023 e dell’8 per cento nel 2019 (l’anno prima della pandemia di Covid-19). Nel bimestre gennaio-febbraio 2025 hanno fatto registrare un +4 per cento, meglio del 3,7 registrato a dicembre 2024, ma meno del 4,5 per cento previsto dagli analisti cinesi di Wind.
A consumare di meno è la classe media (circa 400 milioni di persone), che si è vista ridurre le possibilità di accumulare ricchezza a causa della crisi immobiliare e dalla staticità dei mercati azionari nazionali, fronti sui quali si stanno tuttavia avvertendo segnali di una possibile inversione di tendenza.
Ed è innanzitutto alla stabilizzazione del mercato del mattone (che è arrivato a rappresentare il 30 per cento dell’economia cinese) e di quello azionario che puntano le nuove politiche varate.
Per stimolare i consumi il piano in 30 punti prevede, tra l’altro:
aumenti “ragionevoli” dei salari, compreso del salario minimo (già implementato da metà delle province nel corso del 2024);
permute e rottamazioni di una serie di beni di consumo durevoli (sui quali, inevitabilmente, convergeranno i consumi, a danno di altri);
assegni per il mantenimento dei bambini in età scolare;
ulteriore allentamento delle politiche sui visti per attirare un maggior numero di visitatori stranieri.
Gli investimenti immobiliari, il cui crollo ha rappresentato un freno per l’economia, sono diminuiti del 9,8 percento nel bimestre gennaio-febbraio 2025, una decelerazione che potrebbe segnalare che il settore ha raggiunto il fondo del suo declino.
I dati pubblicati venerdì scorso dal ministero del commercio hanno mostrato che gli investimenti diretti esteri nel paese sono diminuiti del 20,4 per cento su base annua nel primo bimestre 2025, meno del crollo del 27,1 per cento nell’intero 2024.
Secondo una nota di Goldman Sachs, l’attività economica a gennaio e febbraio è stata generalmente più forte delle aspettative del mercato, sebbene la differenza sia stata moderata.
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