Rassegna Cina - Centro studi sulla Cina contemporanea

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Tregua armata sul commercio

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La Cina tratta da pari a pari con gli Usa, Trump salva il Natale degli americani

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Michelangelo Cocco
mag 14, 2025
∙ A pagamento
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Tregua armata sul commercio
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Benvenut*,

in questo numero della newsletter di Rassegna Cina:

  • Tregua armata sul commercio, che succede dopo l’accordo raggiunto tra Cina e Stati Uniti a Ginevra;

  • I dazi (ancora) non mordono: export a +8,1 per cento ad aprile, ma in Cina crescono i timori per la deflazione;

  • Alibaba supera DeepSeek e lancia la sfida a OpenAI: perché l’ecosistema d’intelligenza artificiale cinese sembra imbattibile;

  • Cosa sto leggendo.

Buongiorno da Shanghai da Michelangelo Cocco

L’accordo firmato nel fine settimana a Ginevra ha congelato quello che - con dazi del 145 per cento sulle importazioni negli Usa dei prodotti cinesi e del 125 per cento di quelle statunitensi in Cina - era, di fatto, un insostenibile embargo tra le prime due economie del pianeta.

Il comunicato congiunto pubblicato al termine dei colloqui tra le due delegazioni (quella Usa guidata dal segretario al tesoro, Scott Bessent e dal rappresentante per il commercio Jamieson Greer, quella cinese dal vice premier He Lifeng) ha annunciato, a partire dal 14 maggio, una sospensione per 90 giorni della maggior parte delle tariffe varate nelle ultime settimane e l’istituzione di «un meccanismo per proseguire le discussioni sulle relazioni economiche e commerciali» alle quali prenderanno parte gli stessi Bessent, Greer e He.

Dopo l’intesa raggiunta restano in vigore dazi di oltre il 30 per cento sulle importazioni cinesi negli States, e di almeno il 10 su quelle Usa nella Repubblica popolare cinese. Al 30 per cento va aggiunto però quanto varato da Trump prima del “Liberation Day” del 2 aprile (circa il 20 per cento), dunque le tariffs sull’importazione di beni cinesi negli Usa sono attualmente di circa il 50 per cento del valore degli stessi: molto elevate, in grado di scoraggiare molti commerci.

E, considerando sia che i margini di profitto delle compagnie cinesi si sono ridotti ulteriormente nell’ultimo paio d’anni, sia che i dazi che restano non scongiurano per il 2025 la recessione negli Usa, è chiaro che il primo faccia a faccia ufficiale tra la seconda amministrazione Trump e il governo di Xi Jinping non è stato risolutivo.

Per quanto riguarda la Cina, nei prossimi 90 giorni le sue aziende accelereranno il più possibile le esportazioni, approfittando dei 90 giorni di pausa sui super dazi. Ciò non toglie che, nel medio-lungo periodo, solo alcune imprese sarebbero in grado di tollerare le nuove, più blande imposizioni. La maggior parte non ce la farebbe. E così, mentre nei prossimi mesi Pechino e Washington continueranno la trattativa commerciale, le merci cinesi prenderanno la via dei paesi del Sud-Est asiatico, dove verranno sempre più prodotte, o semplicemente etichettate e impacchettate (come made in Vietnam, Cambogia, etc…), prima di essere esportate verso gli Stati Uniti.

La fabbrica del futuro è già in Cina

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RC economia
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Apr 22
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Da un lato ciò accelererà la strategia di Pechino di trasferire in paesi vicini vecchie produzioni ad alta intensità di lavoro (in alcuni casi molto inquinanti) per concentrarsi sulla manifattura intelligente (smart manufacturing) in grado di sfornare merci di “alta qualità” (auto elettriche, semiconduttori, robot, etc.). Dall’altro, se i dazi non verranno ulteriormente ridotti o rimossi, la disoccupazione (attualmente ufficialmente al 5 per cento) rischia di aumentare, soprattutto nelle vecchie roccaforti industriali dello Zhejiang e del Guangdong.

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