«Difendere il fronte interno»
Il Partito comunista si prepara alle ripercussioni della guerra commerciale su imprese e famiglie
Il fronte interno, la tenuta delle fasce di popolazione a reddito medio-basso, la stabilità sociale. È questa la preoccupazione principale del Partito comunista cinese (Pcc), che si prepara a fronteggiare le ripercussioni, sulle aziende e sulla popolazione, di una guerra commerciale di lunga durata con gli Stati Uniti.
L’urgenza di approntare misure ad hoc è emersa dalla riunione mensile dell’ufficio politico - l’organismo apicale del Pcc composto da 24 membri e presieduto dal segretario generale, Xi Jinping - che si è svolta il 25 aprile scorso e di cui a questo link è disponibile il resoconto ufficiale.
Secondo il comunicato reso pubblico dall’agenzia Xinhua:
Durante l’incontro è stato sottolineato che quest’anno il Paese ha registrato un miglioramento della propria economia, con una fiducia pubblica in costante aumento e solidi progressi nello sviluppo di alta qualità. Tuttavia, le basi per una ripresa economica duratura del paese devono essere ulteriormente consolidate e il paese deve far fronte a un impatto crescente degli shock esterni.
L’incontro ha esortato a prepararsi agli scenari peggiori con una pianificazione adeguata e ad adottare misure concrete per un lavoro efficace in ambito economico.
Le preoccupazioni per le conseguenze che i dazi voluti da Donald Trump sulle importazioni negli Stati Uniti di prodotti cinesi (attualmente al 145 per cento e, per alcune categorie di beni, fino al 245 per cento) sono particolarmente evidenti nel passaggio in cui l’ufficio politico annuncia che:
Sottolineando l’importanza di garantire il sostentamento delle persone, durante l’incontro è stato stabilito che per le imprese che avranno subìto un impatto relativamente maggiore a causa dei dazi, la quota dei fondi di assicurazione contro la disoccupazione restituiti loro per mantenere stabili i salari sarà aumentata. […] Secondo quanto affermato durante l’incontro, la Cina migliorerà costantemente gli strumenti politici per mantenere l’occupazione e la stabilità economica. Una volta decise, le politiche dovrebbero essere implementate il prima possibile. Politiche incrementali di riserva dovrebbero essere introdotte tempestivamente in risposta all’evoluzione della situazione.

Mentre l’amministrazione Trump e il governo cinese continuano a non dialogare, lo scenario al quale si preparano a Pechino è quello di una guerra commerciale di lunga durata. Uno scontro che rischia di lasciare sul terreno migliaia di piccole e medie imprese e milioni di lavoratori coinvolti nella catena di fornitura dei prodotti destinati all’esportazione negli Stati Uniti (439 miliardi di dollari di valore nel 2024).
Il momento viene riconosciuto dalla leadership del partito come estremamente delicato, tuttavia non è stata varata ancora alcuna misura specifica - non è arrivato l’annuncio di un vero e proprio piano di stimolo oltre le misure approvate nel marzo scorso dall’Assemblea nazionale del popolo -, piuttosto sono stati elencati gli strumenti che il governo è pronto a mettere in campo.
Pechino si prepara, ma attende: di vedere fin dove vorrà spingersi Trump (se cioè confermerà tariffe esorbitanti come quelle recentemente entrate in vigore), e di fare una prima valutazione dei contraccolpi dei dazi sull’economia cinese.
Nel vertice del 25 aprile la leadership ha ribadito l’impegno a rafforzare il ruolo dei consumi interni nella crescita economica, un obiettivo difficile da centrare soprattutto in una fase, come quella attuale, di grande incertezza, nella quale tradizionalmente le famiglie tendono piuttosto ad aumentare i risparmi.
Le misure annunciate dall’ufficio politico sono quelle preparate nelle ultime settimane, che prevedono una politica fiscale proattiva (il rapporto deficit/Pil nel 2025 toccherà il 4 per cento, mai così alto negli ultimi anni) e un moderato allentamento di quella monetaria.
Secondo quanto riportato nel comunicato ufficiale:
le misure chiave includono l’accelerazione dell’emissione e dell’utilizzo di obbligazioni speciali degli enti locali e di titoli del Tesoro speciali a lunghissimo termine, nonché tagli tempestivi dei coefficienti di riserva obbligatoria e dei tassi di interesse per garantire ampia liquidità e un maggiore sostegno all’economia reale. Saranno istituiti nuovi strumenti strutturali di politica monetaria e strumenti finanziari basati sulle politiche per promuovere l’innovazione tecnologica, espandere i consumi e mantenere stabile il commercio estero.
Il Fondo monetario internazionale ha tagliato le sue previsioni di crescita economica della Cina per quest’anno dal 4,6 per cento al 4 per cento (un punto percentuale in meno rispetto al Pil previsto dal governo, “intorno al 5 per cento”), mentre ha tagliato le prospettive di crescita degli Stati Uniti all’1,8 per cento, un netto calo di 0,9 punti percentuali rispetto alle proiezioni di gennaio.
Continuano gli annunci di “apertura” - una carta importante che la Cina potrebbe giocarsi, fungendo da contraltare al protezionismo di Trump, ma che andrebbe sostanziata con misure dettagliate per gli investitori internazionali - assieme agli sforzi per l’autosufficienza economica e la stabilizzazione dei settori più in difficoltà.
L’incontro ha sottolineato che la Cina deve continuare a impegnarsi nell’approfondimento delle riforme e nell’apertura per risolvere i problemi nel corso dello sviluppo. Il Paese accelererà lo sviluppo di un mercato nazionale unificato e rafforzerà le sperimentazioni per un’ulteriore apertura del settore dei servizi.
La Cina collaborerà con la comunità internazionale per sostenere attivamente il multilateralismo e contrastare le prepotenze unilaterali, ha sottolineato l’incontro. L’incontro ha inoltre sottolineato che la Cina dovrebbe compiere sforzi continui per prevenire e disinnescare i rischi in settori chiave. Ciò include gli sforzi per attuare il pacchetto di misure per disinnescare i rischi del debito delle amministrazioni locali, consolidare lo sviluppo stabile del mercato immobiliare e mantenere stabile e attivo il mercato dei capitali.